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SALUTE PER TUTTI A LIMA

Salute e Sviluppo ha una mission ben precisa: migliorare le condizioni di vita di ogni singolo individuo, in particolare i più vulnerabili (bambini e donne), promuovendo processi di sviluppo equo e sostenibile nell’accesso ai servizi di salute ed educazione, empowerment sociale ed economico.

Per portarla avanti sono tanti i progetti che inauguriamo ogni anno con prestigiosi partner e finanziatori, ma sono anche molte le iniziative che Salute e Sviluppo persegue autonomamente, finanziando attività di sostegno verso coloro che, in difficoltà, chiedono un aiuto.

Pochi mesi fa l’Asociación corazones & Manos Solidarias San Francisco, che da tempo si occupa sul suolo peruviano di migliorare le condizioni di salute dei piccoli malati degli ospedali San Bartolomé e Cayetano Heredia di Lima, ci ha proposto di contribuire al progetto “Salute per tutti: progetto Diazossido”. 

Edrick e Samuel sono due bambini piccolissimi (rispettivamente 1 anno e 4 anni) affetti da iperinsulinismo congenito (HC), una malattia endocrina molto rara che si sviluppa nei primi mesi di vita e che può portare ad una severa compromissione della salute dei piccoli pazienti, causando gravi problemi neurologici, in alcuni casi irreversibili.

Questa malattia in Perù è particolarmente compromettente a causa dei ritardi nella diagnostica e nella somministrazione del giusto farmaco – il Diazossido – che non è commercializzato nel paese e che ha costi proibitivi, sia per gli ospedali stessi, che per le famiglie più indigenti, che non hanno la possibilità di importarlo dall’estero. La somministrazione del farmaco, nella maggior parte dei casi, deve essere duratura nel tempo per poter garantire la guarigione dei bambini, questo rende ancora più difficile mantenere un approvvigionamento sufficiente.

Per sopperire a questa grave carenza, l’Asociación corazones & Manos Solidarias San Francisco, ormai da anni, si impegna nella ricerca di donatori pubblici e privati che possano contribuire all’acquisto e alla spedizione del farmaco salvavita. Salute e Sviluppo ha deciso di rispondere affermativamente a questa richiesta e di acquistare il Diazossido necessario alle cure attuali e future dei piccoli Edrick, Samuel e di tanti altri bambini che nei prossimi due anni ne avranno bisogno.

Noi di Salute e Sviluppo siamo molto contenti di poter intervenire in prima persona, aiutando coloro che ne hanno bisogno, e in questo caso speriamo che – anche grazie al nostro contributo – i piccoli pazienti degli ospedali di Lima affetti da questa malattia e le loro famiglie, possano finalmente ritrovare la speranza.

 

PER IL MIGLIORAMENTO DELLO JUVENANT SAINT CAMILLE

Lo Juvenat Saint Camille è una scuola che si trova a Ouagadougou, gestita dai camilliani, che accoglie numerosi ragazzi delle zone limitrofe, offrendo loro un’istruzione adeguata e un ambiente sereno in cui coltivare i propri studi e interessi.

Il centro formativo ha la necessità di procedere con ulteriori ammodernamenti che diano la possibilità alla struttura di fornire sempre più servizi agli studenti: in particolar modo è stata sottolineata la necessità di un pozzo e di un sistema di pompaggio, in grado di fornire abbastanza acqua potabile per i bisogni dei ragazzi e della scuola; ed è apparso fondamentale procedere all’allestimento di un’aula informatica.

A fronte di queste necessità, Salute e Sviluppo è stata ben contenta di poter contribuire al miglioramento del centro, dando il via a questo progetto che ha come obiettivi sia la fornitura d’acqua che l’allestimento della sala.

Ouagadougou è la capitale del Burkina Faso e, sebbene sia la città più fornita del paese, risente della situazione generale della nazione che, oltre a registrare un livello di estrema povertà, negli ultimi anni deve anche fare i conti con i terroristi che ad ondate attaccano il paese con attentati e atti violenti. Appare fondamentale aiutare la popolazione con progetti di sviluppo agro alimentare, sanitario o – come in questo caso – nell’ambito dell’istruzione.

Dal primo novembre 2022 abbiamo deciso di iniziare le attività per il miglioramento del centro scolastico: i lavori per la costruzione del pozzo e del sistema di pompaggio sono stati rapidi e non hanno registrato alcuna difficoltà. Già adesso l’impianto è funzionante e dà la possibilità alla scuola di accedere ad una fornitura adeguata di acqua potabile.

Per quanto riguarda l’aula informatica il progetto prevede l’acquisto di 24 computer e l’allestimento dell’intera sala, che darà la possibilità ai ragazzi di studiare informatica – materia assolutamente necessaria – fare ricerche più approfondite sui temi scolastici, connettersi alla rete e ampliare in questo modo le proprie conoscenze. La sala inoltre verrebbe utilizzata anche in caso di presentazioni, piccoli convegni ed altre situazioni di apprendimento per i ragazzi.

P. Felice de Miranda, Presidente di Salute e Sviluppo, ha avuto la possibilità poco tempo fa, nel corso della sua ultima missione in Burkina Faso, di visitare la scuola e constatare lo stato di avanzamento dei lavori: ha trovato ad attenderlo tanti ragazzi felici e grati a Salute e Sviluppo per il progetto in corso.

Le attività termineranno a giugno 2023, entro quella data l’aula informatica dovrebbe essere completata e adeguatamente allestita. Vi terremo aggiornati su tutti i traguardi che riusciremo a raggiungere!

SNEHAGRAM: LA VITA INDIPENDENTE DEI GIOVANI SIEROPOSITIVI

È appena terminato il progetto “Verso il futuro dei giovani del centro Snehagram. Programma di transizione per una vita indipendente”, grazie al contributo della Chiesa Cattolica, che destina parte dell’otto per mille del gettito complessivo IRPEF per interventi caritativi a favore del Terzo Mondo.  Vi avevamo già parlato di questo progetto che dal primo settembre 2018 ci ha tenuti impegnati in India, aiutati dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI) e in collaborazione con l’associazione Sneha Charitable Trust (SCT), per completare il percorso educativo- formativo di ben 70 tra ragazze e ragazzi sieropositivi.

In India la sieropositività rappresenta ancora uno stigma per la società: tutti coloro che sono affetti da HIV/AIDS vengono allontanati e posti al margine di una società che fa ancora fatica ad accettarli. La maggior parte dei giovani sieropositivi spesso è stata resa orfana da questa stessa malattia che affligge loro. In questi casi è fondamentale accoglierli in strutture che diano loro la possibilità di non restare soli e di costruirsi un futuro dignitoso. Il programma promosso dall’associazione Sneha Charitable Trust è articolato in più percorsi, ognuno dei quali studiato ad hoc per una specifica fascia di età: fin da molto piccoli i bambini vengono accolti, vivendo in comunità, avendo accesso a tutte le cure mediche necessarie e crescendo in un ambiente formativo e stimolante.

Snehagram rappresenta l’ultima fase del progetto e prevede che i ragazzi tra i 18 e i 24 anni vengano accompagnati verso una vita indipendente/semi-indipendente. Per arrivare all’obiettivo, l’iniziativa prevede una soluzione abitativa per ognuno dei ragazzi e dei percorsi professionali adeguati ad un accrescimento delle proprie capacità e all’ingresso del mondo del lavoro.

Per tale ragione, sono state costruite quattro “case cluster”. In ciascuna abitazione vive un gruppo di 5 o 6 ragazzi, i cui membri sono stati formati a svolgere diversi lavori in base alle proprie capacità, nello specifico: alcuni sono impegnati nell’allevamento, altri nell’agricoltura, nella meccanica, nell’idraulica, in informatica, in fotografia, in videografia e in sartoria. Tutti i corsi di formazione sono stati scelti dai ragazzi in base alle proprie inclinazioni, aiutati da un tutor.

Dopo un primo momento in cui i ragazzi hanno potuto formarsi e decidere autonomamente la disciplina in cui volersi specializzare, il progetto ha avviato una seconda fase in cui tutti loro hanno potuto svolgere la mansione scelta in maniera professionale, iniziando a percepire un reddito.

Sono state costruite 4 stalle e acquistate 25 mucche e due tori, oltre che due mungitrici per facilitare il lavoro. Il latte prodotto è stato venduto ai caseifici vicini e tutte le entrate sono andate ai ragazzi del progetto.

È stato incrementato anche l’allevamento di pollame con ottimi risultati: sono stati prodotti e venduti 10 lotti di polli in ognuna delle quattro fattorie, il profitto che ne è derivato è andato ai ragazzi che partecipano al progetto che, iniziando a percepire già un reddito, possono progressivamente diventare sempre più autonomi.

In ambito agricolo, sono state realizzate in totale 4 serre e un laghetto per la raccolta dell’acqua piovana, utilizzata per l’irrigazione dei terreni. Sempre per migliorare questo aspetto, sono stati anche forniti un serbatoio e altre strutture per lo stoccaggio di acque libere, nonché scavato un pozzo. È stata avviata anche la coltivazione idroponica, grazie all’acquisto di materiali utili all’irrigazione a goccia, di attrezzi specifici, di alberelli da piantare e di concime fertile.

Altri ragazzi si sono dedicati al confezionamento di sacchetti di carta, derivanti da vecchi giornali, venduti poi ai negozi vicini di medicinali. Ogni ragazzo è arrivato a produrre mediamente 500 buste o 100 sacchetti di carta.

Infine, tutti coloro che sono stati formati in sistemi meccanici, elettronici ed idraulici, sono stati collocati in diverse società di produzione e assemblaggio della zona. Anche i loro alloggi cercano di rispondere nel miglior modo possibile all’esigenza di essere vicini al luogo di lavoro, trovandosi non vicino alle serre e alle fattorie, ma in prossimità delle zone industriali.

Il progetto ha avuto ottimi risultati e adesso, al termine, è tangibile l’impatto che ha avuto nella vita di ogni singolo ragazzo di Snehagram. Sono stati avviati in maniera proficua alla vita indipendente: ognuno di loro ha già iniziato a ottenere reddito, avendo la possibilità di vivere in una casa adeguata alle proprie necessità sanitarie, e non solo, anche vicina al proprio ambiente lavorativo.

Il progetto sarebbe dovuto terminare prima, ma la pandemia da Covid- 19 ha rallentato i lavori. L’India è stata colpita duramente e anche il centro Snehagram non è stato risparmiato, la maggior parte dei suoi occupanti si è ammalato e le attività previste non sono proseguite come da programma. Al termine dell’emergenza pandemica non si sono verificati ulteriori intoppi e il progetto è proseguito come da programma.

Siamo contenti di aver potuto aiutare i giovani di Snehagram che, in assenza del centro fondato dal Sneha Charitable Trust, sarebbero stati costretti ad una vita ai margini della società, senza alcuna possibilità di inserimento lavorativo.

SALUTE E NUTRIZIONE A BOSSEMPTÉLÉ

Salute e nutrizione per la popolazione vulnerabile della Sotto-Prefettura di Bossemptélé” è stato un progetto di cui più volte vi abbiamo parlato, raccontandovi tutti i traguardi che pian piano abbiamo raggiunto; adesso si è concluso e siamo contenti di aggiornarvi sui dati positivi che ha registrato. Il progetto, facente parte dell’“Iniziativa di emergenza a sostegno della popolazione vulnerabile in Repubblica Centrafricana”, è stato finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) ed è partito nel settembre del 2021.

Gli interventi si sono concentrati a Bossemptélé, città dove ha sede l’Ospedale Giovanni Paolo II – polo sanitario dell’intera regione – e nei 75 km circostanti. Ci troviamo in Repubblica Centrafricana, un paese endemicamente povero, in cui buona parte dei servizi basilari sono a panaggio di pochi, mentre la maggior parte della popolazione versa in condizioni di precarietà ed insicurezza, sia sanitaria che alimentare. Da alcuni anni – inoltre – gruppi di ribelli rendono ancora più instabile il paese, compiendo atti violenti e spaventando la popolazione, già fortemente provata.

Anche noi di Salute e Sviluppo – nel corso di questo progetto – abbiamo dovuto fare i conti con questa situazione che ha rallentato i lavori, rendendoli più difficili e pericolosi. Nonostante questo, siamo riusciti a raggiungere buona parte degli obiettivi che ci eravamo prefissati, tra cui la costruzione di un Pronto Soccorso per l’Ospedale Giovanni Paolo II. Prima del nostro intervento l’ospedale non aveva la possibilità di accogliere i pazienti più gravi in un locale adeguato, adesso il Pronto Soccorso è stato ultimato, sia nella realizzazione strutturale, che nell’allestimento. Durante quest’anno in cui procedevano i lavori di costruzione, l’Ospedale è stato comunque in grado di consultare più di 9 mila pazienti, di cui circa un terzo è stato ricoverato per ricevere le giuste cure.

Un’altra carenza che avevamo riscontrato in fase preliminare riguardava la capacità dell’Ospedale di garantire i pasti necessari ai degenti: la maggior parte di coloro che giungono nella struttura registrano un severo stato di malnutrizione e necessitano di ristabilire un corretto regime alimentare. Nel corso di questo progetto abbiamo costruito una cucina adiacente i locali ospedalieri, che può offrire tre pasti al giorno a tutti i degenti. Nonostante i lavori strutturali si siano appena conclusi, sin dall’inizio del progetto, è stata allestita una cucina provvisoria che è riuscita a garantire 3 pasti completi al giorno a più di 1600 pazienti.

Per accrescere la capacità dell’Ospedale Giovanni Paolo II di far fronte adeguatamente alla richiesta di cure della popolazione locale, abbiamo deciso di avviare un programma di formazione per il personale sanitario. Grazie a questa iniziativa sono stati formati 38 operatori specializzati in ostetricia, in oftalmologia, in tecniche di laboratorio e in manutenzione dell’equipaggiamento medico.

Per rendere capillare l’accesso alle cure anche nelle aree rurali limitrofe a Bossemptélé, abbiamo riabilitato, e in alcuni casi costruito da zero, i postes de santé situati in alcuni villaggi all’interno della sotto-prefettura. Prima del nostro arrivo queste strutture risultavano pericolanti, con severi problemi strutturali e senza alcun arredo, né macchinario utile al primo soccorso. Nel corso dell’anno abbiamo ristrutturato, arredato e fornito di materiali sanitari i poste de santé di Gbawi (40 km da Bossemptélé), Bodangui, (10 km), e Bombalou (45 km) e abbiamo costruito un nuovo poste de santé nel villaggio di Yangoro, posto a 15 km da Bossemptélé. Inoltre, abbiamo formato più di 30 operatori che garantiranno un servizio sanitario efficiente, presidiando questi postes de santé. A completamento di ognuna di queste strutture è stato anche ripristinato o costruito un pozzo che fornisce acqua potabile, non solo al poste de santé, ma anche all’intera popolazione del villaggio corrispondente. Grazie ad alcune rimanenze di budget, nel villaggio di Boyaram siamo riusciti a ripristinare un ulteriore pozzo. In totale sono più di 21 mila gli abitanti che possono accedere all’acqua potabile.

Oltre a questi villaggi ce ne sono molti altri che, non possedendo un poste de santé ed essendo lontani da Bossemptélé, restano scoperti a livello sanitario. Per risolvere questa problematica abbiamo attivato e potenziato il servizio di clinica mobile che – nel corso del progetto – ha potuto visitare più di 27 villaggi, fornendo un primo soccorso alla popolazione locale. La clinica mobile ha anche avviato degli incontri di sensibilizzazione incentrati su diversi topic sanitari, riuscendo a coinvolgere più di mille persone. Negli ultimi mesi il clima di instabilità del paese si è aggravato: gruppi di ribelli armati hanno preso di mira vaste aree, tra cui parte di quella in cui opera la clinica mobile, che è stata costretta in alcuni casi a scappare. A causa di questa situazione non è stato possibile visitare molti villaggi e procedere con tutte le attività previste in precedenza.

Nonostante queste difficoltà che hanno causato diversi rallentamenti, il progetto ha registrato risultati positivi: il 14% in più della popolazione locale ha avuto accesso ai servizi sanitari, il 25% in più ha avuto la possibilità di accedere all’acqua potabile, mentre la malnutrizione è scesa dal 40 al 38%. Le strutture che abbiamo costruito e le attività che abbiamo avviato continueranno a rappresentare un valido aiuto per i locali, che avranno finalmente la possibilità di accedere a servizi sanitari adeguati e di standard più elevato.

Questo articolo è stato realizzato nell’ambito del progetto Salute e nutrizione per la popolazione vulnerabile della Sotto-Prefettura di Bossemptélé AID 05/RCA/12049/2021 finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. I contenuti di questa pubblicazione sono di esclusiva responsabilità dell’autore e non rappresentano necessariamente il punto di vista dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. L’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo non è responsabile per le informazioni considerate errate, incomplete, inadeguate, diffamatorie o in qualche modo reprensibili.

IN BURKINA FASO CON UN OBIETTIVO: COLTIVARE VALORE

È appena partito il nuovo anno e noi di Salute e Sviluppo siamo già in viaggio! Da pochi giorni si è conclusa la missione che ci ha visti in Burkina Faso per pianificare le attività del nuovo progetto “Coltivare Valore: buone pratiche e metodi innovativi per una produzione agro-zootecnica inclusiva e sostenibile”, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo (AICS).
Questa nuova iniziativa è stata inaugurata ad inizio anno e per 36 mesi ci vedrà impegnati a potenziare le strutture e le attività produttive che, nel 2017, avevamo avviato grazie al sostegno della Cooperazione Italiana – MAECI, nell’ambito del progetto “Produzione risicola innovativa e valorizzazione dei prodotti locali per la sovranità alimentare e lo sviluppo rurale sostenibile nella zona di Bagré, Burkina Faso”.

Siamo nuovamente a Bagré, un’area rurale nella zona centro orientale del Burkina Faso, che – a causa della sua estrema povertà – è da molti anni al centro di diversi nostri interventi. In questa regione la popolazione, già stremata da condizioni di vita precarie, deve anche fare i conti con la paura e la violenza portata nel paese dal terrorismo di matrice islamica, che mira a rendere ancora più instabili gli equilibri già fragili del paese.

Il terrorismo, acuitosi negli ultimi anni, rende complesso anche portare avanti progetti di cooperazione in vaste aree del paese, considerate poco sicure. Anche noi di Salute e Sviluppo ci siamo scontrati con questa triste realtà, dovendo coordinare il progetto dalla capitale Ouagadougou, invece che direttamente dal sito dell’intervento. Senza lasciarci scoraggiare da questo, abbiamo comunque deciso di affrontare questa nuova sfida che ha come obiettivo primario lo sviluppo sostenibile del settore primario burkinabé.
La parola chiave è diversificazione: in questi 36 mesi ci poniamo l’obiettivo di rendere la produzione agricola e zootecnica dell’area il più varia possibile, garantendo così alla popolazione locale non solo il cibo sufficiente, ma una dieta variegata e la salvezza dalla malnutrizione.

Contestualmente il progetto porterà altri benefici: grazie al potenziamento delle esistenti fattorie e filiere agrarie, verranno garantiti più posti di lavoro per i locali che, entrando a far parte di questo sistema produttivo, potranno accrescere la capacità economica delle famiglie della comunità. Un reale miglioramento delle condizioni si spera possa contribuire a frenare il desiderio di emigrazione, considerando l’assorbimento di molti locali nei nuovi posti di lavoro che si andranno a creare.

Rafforzare il settore primario è di fondamentale importanza per raggiungere gli obiettivi progettuali poiché l’agricoltura e l’allevamento sono ancora condotti con metodi tradizionali. Un aspetto rilevante dell’iniziativa è la promozione dell’empowerment femminile tramite il trasferimento di conoscenze alle donne del luogo che avranno in tal modo la possibilità di migliorare la produzione alimentare familiare basata sull’orticoltura e i prodotti forestali.

Il progetto appare ambizioso per gli obiettivi che si pone e al contempo risulta difficoltoso a causa delle condizioni di instabilità e pericolosità in cui versa l’area. Fortunatamente sono molti i partner che partecipano attivamente al progetto apportando valore aggiunto: l’ONG Santé et Promotion Humaine (SAPHE) che da molti anni collabora con Salute e Sviluppo per lo sviluppo agricolo e zootecnico del paese, gestendo con personale locale le filiere produttive create con il progetto precedente; il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali (DAGRI) dell’Università di Firenze, specializzato nelle produzioni alimentari e nella protezione e il recupero ambientale nei paesi tropicali e sub-tropicali, grazie a molte attività di ricerca e cooperazione; l’ONG AES-CCC, che è da molti anni radicata al territorio burkinabé con programmi di lotta alla malnutrizione e sicurezza alimentare, con un specifico focus al rafforzamento della figura femminile sia a livello locale che istituzionale.

Inoltre, diversi stakeholders del luogo aderiscono alla causa aiutandoci in questa nuova sfida: Bagrépole, le Associazioni Femminili della Regione e i Dipartimenti Governativi a livello Comunale del settore, tutte realtà radicate al territorio con la capacità di agire in maniera puntuale nella risoluzione di eventuali problematiche.

Nonostante le difficoltà endemiche della zona, il progetto di Salute e Sviluppo è pensato per essere duraturo, sostenibile e radicato al territorio: l’obiettivo fondamentale è quello di portare un cambiamento positivo alla capacità produttiva burkinabé, che si dimostri tale al termine dei 36 mesi, dando la possibilità alla popolazione locale di migliorare le proprie condizioni di vita nel lungo periodo.

Siamo solo all’inizio di questa nuova avventura, una sfida ambiziosa che speriamo di poter vincere, grazie al finanziamento dell’AICS e alla preziosa collaborazione dei partner. Vi terremo sempre aggiornati sui piccoli e grandi traguardi che riusciremo a raggiungere!

CURE ED INSEGNAMENTI NELL’OHUAM PENDÉ

Teatro della maggior parte dei progetti che abbiamo in corso è la regione dell’Ouham – Pendé: a circa 400 chilometri dalla capitale Bangui è una delle zone più povere della già indigente Repubblica Centrafricana. L’instabilità politica dell’intera nazione, e la violenza che ne deriva, rende la povertà endemica e i diritti basilari inaccessibili.

La nostra realtà di riferimento nella regione è l’Ospedale camilliano Giovanni Paolo II di Bossemptélé, che da più di 20 anni opera con coraggio e determinazione, rappresentando un punto fermo per la popolazione che grazie a questo presidio ospedaliero può contare su cure adeguate.

Il progetto SENÌ- Salute e Nozioni Igieniche per le comunità di Bossemptélé, finanziato dalla FONDATION ASSISTANCE INTERNATIONALE (FAI), è iniziato il primo gennaio del 2021 con l’intento di realizzare infrastrutture necessarie all’ospedale, fornire medicinali e materiali sanitari di consumo, reclutare personale sanitario e promuovere un’azione di educazione igienico – sanitaria della popolazione locale.

Nello specifico, per quanto riguarda le infrastrutture, il progetto intende contribuire al miglioramento dell’Ospedale costruendo un nuovo pozzo che abbia la possibilità di soddisfare l’intero fabbisogno di acqua dell’Ospedale e installando nuovi pannelli fotovoltaici che possano garantire una fornitura stabile di elettricità. Il pozzo è stato ultimato, è funzionante e riesce ad adempiere pienamente alla sua funzione. I pannelli sono stati tutti installati e resi operativi.

Il risultato infrastrutturale è stato raggiunto, mentre il risultato incentrato sulla sensibilizzazione della popolazione locale sui temi inerenti la salute e la prevenzione è in corso con ottimi esiti. Il progetto prevede una serie di incontri a cadenza settimanale su diversi topics specifici quali: nutrizione, vitamine, tabacco, alcool, igiene personale, vaccinazione della malaria, igiene ambientale. Gli incontri sono già iniziati e continuano a svolgersi regolarmente, sia all’interno dell’Ospedale che nelle zone rurali limitrofe grazie al team della clinica mobile. Ad oggi sono più di 4000 coloro che sono stati coinvolti nelle attività di sensibilizzazione.

Nonostante il termine del progetto sia fissato per la prossima estate, i tanti attori locali coinvolti – Il Ministero della Salute, Ministero dell’Insegnamento superiore, Association pour les Œuvres Médicales des Eglises en Centrafrique – ASSOMESCA e l’Ordine delle Suore Carmelitane di Bossemptélé, oltre che la delegazione camilliana in Repubblica Centrafricana che gestisce l’ospedale Giovanni Paolo II di Bossemptélé – continueranno ad operare affinché la missione di sensibilizzazione della popolazione locale sia continuativa e possa produrre dei benefici a lungo termine.
Vi terremo aggiornati sui progressi del progetto e sulle tante storie di bene che provengono dall’Ospedale Giovanni Paolo II di Bossemptélé.