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E IL CIBO?

Un altro tassello fondamentale al benessere della popolazione è il cibo. Noi siamo abituati ad averlo a portata di mano, ma non è così per tutti.
In molti dei territori che abbiamo visitato ci ha molto colpito la penuria di cibo, la malnutrizione in cui la maggior parte della popolazione versa e la difficoltà nel riuscire a coltivare gli elementi base a causa di terreni particolarmente ostici, clima instabile, per non citare guerre e carestie. Per sopperire a questa problematica abbiamo intrapreso due strade: da una parte fornire il cibo ai più bisognosi, dall’altra avviare progetti agricoli e zootecnici.
Nutriamo i bambini di Bossemptélé nel 2016/2017 ci diede la possibilità di fornire un pasto a 1000 bambini accolti in Ospedale.
Anche il successivo Cibo nelle scuole: lotta alla malnutrizione infantile a Bossemptélé ha avuto come scopo il miglioramento delle condizioni generali di vita della popolazione partendo proprio da uno degli elementi fondamentali: il cibo. Grazie ai fondi della Presidenza del Consiglio dei Ministri – fondi 8xmille IRPEF, abbiamo avuto la possibilità tra il 2019 e il 2021 di garantire a tutti i bambini della scuola primaria di Bossemptélé, della scuola materna e della scuola di Bouar un pasto al giorno, aiuto fondamentale per il corretto sviluppo dei ragazzi e della loro salute. Più di mille sono stati i bambini che hanno potuto beneficiare di questo progetto.
Anche il progetto in corso Salute e nutrizione per la popolazione vulnerabile della Sotto-Prefettura di Bossemptélé che rientra all’interno dell’Iniziativa di emergenza a sostegno della popolazione vulnerabile in Repubblica Centrafricana finanziata dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), ha una parte dedicata alla questione cibo: si è quindi deciso di costruire una cucina adiacente all’ospedale Giovanni Paolo II di Bossemptélé con l’intento di fornire quotidianamente almeno due pasti al giorno per ogni paziente.

Se da un lato siamo intervenuti per garantire pasti giornalieri alle categorie più fragili, dall’altra abbiamo portato avanti progetti in grado di innestare sul territorio delle colture che non solo riuscissero a sfamare le popolazioni locali, ma che dessero anche la possibilità alla popolazione di avere un sostentamento fisso e duraturo nel tempo.
Questo è il caso di Bagré: siamo in Burkina Faso, il settore agricolo risente sia della mancanza delle piogge che dell’agricoltura tradizionale, non riuscendo a sopperire ai bisogni dell’intera popolazione.
Nel 2014 iniziò il progetto L’oro di Bagré: il riso, grazie a questo progetto si è aumentata la produzione risicola e la produttività dei terreni intorno a Bagré, con annessa formazione della popolazione locale sulla gestione e le tecniche di coltivazione del riso. A beneficiarne oltre che l’intera popolazione, anche 50 coltivatori che così hanno avuto la possibilità di ricavare sostentamento dalla loro produzione e i 30 operatori formati nella gestione della produzione.

L’oro di Bagré è stato solo uno dei progetti che sono stati promossi nella stessa area sempre per favorire l’incremento della produzione agricola della regione centro orientale del Burkina Faso. Il successivo Produzione risicola innovativa, valorizzazione dei prodotti, agricoli locali e sviluppo rurale sostenibile, grazie ai finanziamenti dell’AICS, ha potuto continuare l’incremento della produzione dei prodotti agricoli, aumentando contestualmente le competenze delle popolazioni locali sullo sviluppo agricolo sostenibile, rendendo disponibili per tutti maggiori prodotti. Nell’ambito di questo progetto ci si è impegnati a fornire impianti fotovoltaici, pompe, sistemi di irrigazione e magazzini di stoccaggio.
Da quasi 10 anni Bagré è una zona nella quale interveniamo con progetti volti al miglioramento delle condizioni di vita dei locali, grazie all’incremento della produzione di cibo, elemento basilare del corretto sviluppo dell’uomo. E se non fossero finiti qui i progetti di Bagré?

ACQUA

La nostra mission dichiarata è quella di perseguire, incentivare e attuare progetti che abbiano come focus quello del miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni dei paesi in via di sviluppo.
La salute abbiamo già detto che rappresenta il diritto inviolabile, tutti dovrebbero avere la possibilità di accedervi in maniera efficace, ma una corretta salute non sarebbe possibile in assenza di altre condizioni.
Nonostante la costruzione di ospedali, cliniche e reparti, ben presto è risultato chiaro che non bastava operare dal punto di vista strutturale per sopperire alle mancanze del paese costruendo edifici o formando personale, ma che era necessario migliorare le condizioni effettive in cui versano queste popolazioni.
L’acqua, in particolare, risulta un tasto dolente: spesso è non potabile o inquinata ed è la causa di numerose patologie che colpiscono, come spesso accade, i più fragili come i bambini.
Nel corso degli anni ci siamo prodigati affinché le cure mediche diventassero accessibili soprattutto per i più piccoli o per gli indigenti, proprio ora è in corso la nostra campagna del Fondo AMOC che raccoglie fondi per garantire l’accesso gratuito alle cure ai pazienti in età pediatrica. Tuttavia il problema dell’acqua risulta essere una questione strutturale da risolvere.
Da una parte mancano le infrastrutture per il filtraggio dell’acqua per renderla potabile, dall’altra manca la sensibilizzazione sul tema.
In molte delle società dei paesi in via di sviluppo l’acqua potabile non è considerata un bene di primaria importanza, tutti i progetti che sono stati portati avanti su questa tematica hanno dovuto includere non solo una parte concreta e strutturale che ha riguardato la costruzione di infrastrutture adeguate al reperimento di acqua, filtraggio, impacchettamento e stoccaggio, ma anche una forte sensibilizzazione sul tema. Con questi corsi sono state istruite le popolazioni locali sui benefici dell’acqua potabile e sui rischi che acqua inquinata può avere su malattie e stato di salute.

Un pozzo per Lomé, Togo è uno dei progetti che ci ha visto all’opera con la costruzione di un pozzo per favorire l’accesso all’acqua potabile per le 2000 persone del Centro Ospedaliero di Lomé e del quartiere limitrofo che potranno godere di acqua pulita.
Un altro progetto molto articolato che ci ha visto per lungo tempo in Kenya, sulle sponde del lago Victoria, è stato Favorire l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici di base per la popolazione di Karungu, finanziato dal MAECI, che ha portato alla costruzione di un acquedotto e alla formazione di un gruppo di cittadini specializzato nella gestione degli impianti di distribuzione dell’acqua.
Grazie alla possibilità di ricevere acqua potabile le condizioni di salute generali sono migliorate, la frequenza scolastica si è regolarizzata e in generale si è favorito il benessere dell’intera popolazione locale.

DIRITTI FONDAMENTALI E NECESSITÀ IMPRESCINDIBILI – SALUTE

Salute e Sviluppo, sin dalla sua fondazione, si è dedicata a progetti mirati al miglioramento delle condizioni di vita di coloro che, vivendo in paesi del terzo mondo, non hanno la possibilità di accedere a beni di prima necessità.
L’obiettivo iniziale era, ispirandosi a San Camillo de Lellis, Patrono Universale dei Malati e degli Infermi, di dedicarsi miratamente alla tematica della salute, lavorando per migliorare le condizioni igieniche e sanitarie di popolazioni completamente sprovviste del più minimo sostegno.
Una vita sana non si ottiene solo con la costruzione di ospedali e le forniture di medicinali, ma per apportare un effettivo miglioramento, noi di Salute e Sviluppo non potevamo non interessarci a tutto ciò che garantisse l’accesso all’acqua potabile e al cibo sano, condizioni fondamentali per un miglioramento delle condizioni di vita.
Tutti i progetti perseguiti hanno necessitato di personale locale formato: medici, infermieri, addetti ai pozzi o alle mungiture, tutti hanno la necessità di essere istruiti adeguatamente. Così, infine, ci è apparso chiaro che non potevamo occuparci solo di creare, ma dovevamo anche formare per rendere questi miglioramenti effettivamente duraturi e radicati al territorio.
Salute, acqua, cibo, istruzione: questo è il viaggio che vi faremo percorrere questo mese nella vita di Salute e Sviluppo.

SALUTE
La salute è particolarmente importante per noi: seguire l’esempio di San Camillo, in questo percorso di 25 anni di vita, non solo ci ha fornito la mission del nostro lavoro, ma grazie ai suoi ministri sparsi nel mondo anche numerosi partner locali con cui collaborare nel portare avanti i nostri progetti.
Nel corso degli anni sono state numerose le attività che abbiamo sostenuto inerenti a questa tematica: abbiamo lottato contro l’HIV in Benin e in Kenya, aggiunto servizi di salute per mamme e bambini in Somalia, potenziato la salute della comunità tribale degli Aetas nelle Filippine, promosso l’inclusione delle persone affette da infermità mentale in Indonesia, curato l’anemia falciforme nei bambini del Togo.
Molti dei nostri progetti degli ultimi anni hanno riguardato la Repubblica Centrafrica: la situazione di questo paese risulta essere particolarmente precaria a causa di una guerra civile sanguinosa che ha interessato l’intero paese.
Sono state molte le strutture distrutte nel corso della guerra: ospedali, scuole ed edifici funzionali alla vita delle popolazioni che si sono ritrovate spaventate, denutrite e provate dal punto di vista igienico-sanitario.
In questo scenario di ombre, una luce viene accesa dall’ospedale di Bossemptélé, gestito dai camilliani, è riuscito a rappresentare un porto sicuro in questi anni di precarietà ed incertezze che hanno vissuto i locali. Rimasto attivo anche durante la guerra, è riuscito a crescere al suo termine. Salute e Sviluppo ha deciso di sostenere questo graduale miglioramento con numerosi progetti che hanno visto l’Ospedale Giovanni Paolo II al centro degli interventi.
Siamo nel 2014 quando iniziarono i primi interventi di miglioramento e ampliamento dell’Ospedale: il primo obiettivo raggiunto fu la Creazione di un Reparto di Chirurgia di cui era completamente sprovvisto. 22 posti letto, 2 sale operatorie, spazi dedicati agli operatori sanitari, al personale e ai malati. A seguire, con il progetto di Potenziamento dei servizi sanitari, sono stati realizzati due ambulatori, uno per l’oculistica e uno dedicato all’odontostomatologia, specialità quasi completamente assenti in Repubblica Centrafricana
Una delle malattie che più colpisce la popolazione del Centrafrica è la malaria, che nei più piccoli molto spesso risulta fatale, soprattutto in concomitanza a denutrizione e assenza di cure specifiche. Nel 2016 con Stop alla malaria: prevenzione e cura per i bambini di Bossemptélé si decise di intervenire con forza nel combattere questa piaga. Da una parte garantendo l’accesso gratuito alle cure mediche a tutti i bambini colpiti da malaria, dall’altra organizzando dei corsi di sensibilizzazione a 3000 famiglie di Bossemptélé, sulla cura precoce della malattia e sulla sua prevenzione.

La salute materno infantile ci sta molto a cuore. I dati che riguardano gli indici di mortalità sono ancora molto elevati. Proprio in risposta a questi dati, già nel 2017, si iniziò ad operare affinché fossero migliorati i servizi ospedalieri dedicati: con i progetti Risposta ai Bisogni Neonatali e Maternità sicura partirono una serie di azioni che videro come obiettivo la creazione dei reparti di Neonatologia e di Maternità nell’ospedale di Bossemptélé, con incubatrici, culle e personale specializzato. Contestualmente vennero avviate le cliniche mobili, con l’obiettivo di fornire assistenza sanitaria anche nei villaggi remoti difficilmente collegati all’Ospedale.
Con il progetto Rafforzamento dei servizi sanitari offerti presso l’ospedale Giovanni Paolo II sono state intensificate e ampliate le attività sanitarie nei villaggi e Medici italiani in loco o da remoto (a causa della pandemia) hanno istruito i locali su interventi chirurgici di precisione e sulle pratiche mediche specialistiche.
Attualmente a Bossemptélé continuano i nostri interventi: sul campo due progetti focalizzati sull’ulteriore miglioramento delle condizioni di salute della popolazione locale. Il progetto Salute e nutrizione per la popolazione vulnerabile della Sotto-Prefettura di Bossemptélé vede la costruzione di un Pronto Soccorso e di una mensa all’interno dell’Ospedale, nonché l’ampliamento e il pieno funzionamento delle cliniche mobili e dei postes de santé sparsi nei villaggi più lontani dall’ospedale.
Salute e nozioni igieniche per le comunità di Bossemptélé mira a fornire materiale sanitario, medicinali e personale medico per garantire standard sempre più alti all’Ospedale Giovanni Paolo II e costruire le infrastrutture necessarie al lavoro ospedaliero, quali pozzi e impianto fotovoltaico che risultano fondamentali per alimentare tutte le attività sanitarie.
Questi sono solo alcuni dei progetti che abbiamo deciso di portare avanti nella speranza di riuscire ad incrementare la salute e le condizioni sanitarie della popolazione dei paesi in via di sviluppo. Il nostro focus continua ad essere puntato su questa tematica che consideriamo il diritto primario per eccellenza, a cui tutti dovrebbero avere la possibilità di accedere.
Ma una corretta salute sarebbe possibile in assenza di acqua potabile?

PIETRA DOPO PIETRA SI COSTRUISCE IL FUTURO DI GARANGO

Al termine di ogni nostro articolo vi promettiamo di aggiornarvi sui progressi delle nostre attività, noi ci teniamo a rispettare la parola data e siamo davvero felici di poter dare belle notizie. Oggi, infatti, vi parleremo del progetto, presentatovi qualche mese fa, di Realizzazione di una scuola materna nella città di Garango in Burkina Faso: finanziato dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI) e iniziato il primo febbraio scorso.

Il Burkina Faso è una delle zone più povere del mondo e in particolare la regione in cui si trova Garango registra molte carenze, sia dal punto di vista sanitario che scolastico. Parliamo di un territorio in cui spesso le scuole sono lontane e difficilmente raggiungibili, in cui la cultura tradizionale ha ancora un ruolo centrale nella vita famigliare e in cui non sempre le famiglie vogliono mandare i figli a scuola.

L’istruzione pre-scolare risulta essere quasi completamente inesistente: i bambini dai 3 ai 5 anni non hanno strutture che garantiscano una formazione adeguata e che rappresentino un trampolino di lancio per il loro percorso scolastico successivo.

Salute e Sviluppo vuole rispondere a questo bisogno dando la possibilità a circa 100 bambini di vivere la scuola, la socialità e l’istruzione. Se questo è l’obiettivo primario, l’obiettivo secondario è quello di riuscire a modificare la mentalità diffusa, soprattutto tra le generazioni più adulte, ancora scettica sulla necessità di far studiare i propri figli. Grazie ad un programma di sensibilizzazione si mira a costruire una collettività molto più consapevole e attenta.

Il progetto, come vi avevamo anticipato, consiste nella costruzione della struttura scolastica che ospiterà i piccoli: tre aule didattiche, una mensa e un’aula riposo, in aggiunta ai servizi e alle stanze dell’amministrazione. Successivamente si provvederà al materiale scolastico, alla formazione delle operatrici che si occuperanno dei bambini e alla costituzione delle tre classi suddivise per età.

Dovremmo attendere febbraio 2023 per vedere il progetto completato e le prime classi poter iniziare il loro percorso, ma già adesso i progressi che sono stati fatti sono notevoli: possiamo vedere dalle foto come la struttura dell’edificio scolastico sia stata quasi del tutto completata esternamente, il muro di recinzione già terminato e gli altri ambienti in costruzione.

Il progetto è assolutamente sostenibile e mira a durare a lungo, rimanendo radicato al territorio, grazie al coinvolgimento in prima persona di tutti i locali: partendo dalla comunità camilliana in loco, arrivando alle operatrici e al personale scolastico, tutto costituito da persone appartenenti al territorio della diocesi di Tenkodogo.

Speriamo che entro il termine tutto possa procedere come previsto e che il prossimo febbraio la scuola sia effettivamente operativa e pronta ad accogliere nel migliore dei modi i bambini dai 3 ai 5 anni. Siamo fieri di tutte queste pietre che, una sull’altra, stanno contribuendo alla costruzione del luogo dell’infanzia di tanti bambini burkinabé.

UCRAINA: INSIEME PER SUPERARE L’EMERGENZA

Sono passati quattro mesi da quando le truppe russe hanno oltrepassato il confine ucraino e di fatto è scoppiata la guerra. Ogni giorno le notizie di stragi, tragedie e orrori si sono susseguite ad un ritmo vertiginoso.

Noi di Salute e Sviluppo insieme alle associazioni CADIS, FONDAZIONE PROSA, MISSIONE CALCUTTA ONLUS, MADIAN ORIZZONTI e CESMET ci siamo subito mobilitati per fornire aiuto e supporto alla popolazione ucraina in fuga e ai loro vicini polacchi nella gestione dei milioni di rifugiati.

Grazie alle vostre donazioni abbiamo potuto inviare prontamente i fondi utili alla prima emergenza, avviando il progetto INSIEME PER L’UCRAINA: ASSISTENZA ALLE MAMME ED AI BAMBINI IN FUGA DALLA GUERRA.

I camilliani locali, sin dalle prime fasi del conflitto, si sono prodigati a fornire quanto più aiuto possibile ai rifugiati provenienti dall’Ucraina. Incaricati dal governo polacco di gestire la prima accoglienza, hanno installato infopoint nella stazione centrale di Varsavia in cui arrivano i treni e nella stazione ovest di Varsavia dedicata agli autobus. Al momento sono circa 7 milioni coloro che sono fuggiti dalla guerra oltrepassando il confine, la maggior parte di loro è composta da mamme con bimbi piccoli e anziani. In molti si sono fermati nei grandi centri urbani che, però, non hanno spazio a sufficienza per ospitarli adeguatamente tutti.

A Lomianki Burakow, a circa 15 chilometri a nord dal centro di Varsavia, i camilliani hanno messo a disposizione la loro residenza religiosa per l’accoglienza di circa 30 rifugiati, fornendo loro cure mediche, psicologiche e supporto legale. Mentre ad Ursus, a circa 13 chilometri ad ovest, una struttura adibita al rifugio dei senzatetto è stata attrezzata per l’accoglienza dei rifugiati, al momento 19.

In entrambi i centri le attività sono tante, pensate soprattutto per i più piccoli: merende per il giorno della festa della mamma, concerti e spettacoli circensi per la giornata del bambino. Nella struttura di Lomianki si prevede anche l’istituzione di un asilo e il recupero delle aree verdi che circondano la struttura.

Il progetto che Salute e Sviluppo, insieme a tutte le altre associazioni, ha deciso di portare avanti è della durata di tre anni e prevede il sostentamento di tutti i rifugiati già presenti nelle due strutture e la ristrutturazione del piano superiore della residenza di Lomianki – al momento inagibile – che al suo interno avrebbe altre 9 stanze con la possibilità di ospitare altre 20 persone.

Con le vostre donazioni a favore dell’emergenza Ucraina continueremo a supportare i tanti rifugiati, che con l’aiuto dei camilliani polacchi, cercano ogni giorno di ricomporre i pezzi di una normalità ormai scomparsa.

Dona anche tu, in questo momento buio sii tu ad accendere una luce.

Clicca qui https://www.salutesviluppo.org/dona-ora/ scegli la modalità di donazione e inserisci nella causale AIUTO UCRAINA.

 

Si ringraziano MISSIONE CALCUTTA ONLUS E CADIS per le immagini utilizzate.

IL FUTURO DI SNEHAGRAM

Verso il futuro dei giovani del centro Snehagram. Programma di transizione per una vita indipendente è il titolo della terza fase dell’iniziativa che vede Salute e Sviluppo impegnata in India per aiutare i bambini sieropositivi grazie al contributo della Chiesa Cattolica, che destina parte dell’otto per mille del gettito complessivo IRPEF per interventi caritativi a favore del Terzo Mondo.

L’HIV continua a rappresentare un problema grave per l’India tanto da spingere il governo, soprattutto negli ultimi anni, ad attuare una massiva campagna di istruzione e prevenzione. I risultati di questa politica sono stati notevoli: nella maggior parte del territorio la percentuale di nuove infezioni è scesa considerevolmente. Rimane ancora alto, però, il numero di bambini e giovani sieropositivi rimasti orfani a causa di questa stessa malattia e che rischiano una vita di povertà e segregazione: emarginati perché considerati infetti e soli senza parenti.

Sneha Charitable Trust (SCT) da molti anni si occupa di accogliere, curare e istruire gli orfani sieropositivi, mirando alla loro piena integrazione nella società. Salute e Sviluppo, aiutata dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI), coadiuva le attività del centro grazie ad un programma articolato in più fasi, ognuna delle quali riferita ad una specifica fascia d’età. Al momento è in corso il terzo progetto che, incentrato sui giovani dai 18 ai 24 anni, mira all’inserimento lavorativo e alla conquista dell’autonomia/semi-autonomia degli stessi.

Tutti i ragazzi accolti nel centro Snehagram vengono incentivati a scegliere le materie e le attività da seguire in base alle proprie inclinazioni. Ciò migliora l’apprendimento e consente la specializzazione in un settore preciso che può rappresentare per loro il futuro impiego e fonte di reddito. Alcuni hanno deciso di specializzarsi nell’agricoltura, altri nell’allevamento, altri ancora nell’informatica o nella meccanica. In base a questi campi di interesse, il centro si è attrezzato con tutto il necessario per aiutare i giovani a poter acquisire un’effettiva formazione pratica: sono stati creati dei campi, sono state costruite una serra e una fattoria, sono stati comprati semi, fertilizzati e attrezzature varie.

Oltre alla formazione professionale, una parte fondamentale del progetto è rappresentata dalla costruzione di alloggi che verranno assegnate ad ogni ragazzo in base all’ambito lavorativo scelto e alla condizione di salute. Coloro che negli anni si sono specializzati in aree come la meccanica o l’informatica hanno la necessità di essere vicini alla città, al contrario di chi, lavorando nei campi o nella fattoria, deve rimanere nelle loro immediate vicinanze.

Coloro che beneficiano di questo progetto sono sia i 40 ragazzi che, cresciuti al centro di accoglienza di Snehagram, sono diventati adulti e hanno la necessità di rendersi autonomi sia dal punto di vista sociale che economico; sia la comunità che avrà una forza lavoro giovane e specializzata da poter inserire in più settori professionali.

Lo stigma dell’HIV è ancora molto sentito in India e riuscire a integrare questi giovani nel tessuto sociale, grazie alle competenze tecniche acquisite, significa allontanarli dalla segregazione e dall’isolamento che una malattia come l’AIDS ha come dirette conseguenze in alcune parti del mondo.

Salute e Sviluppo ha dato il via a questo progetto di durata biennale nel 2018. Durante il primo anno sono stati raggiunti gli obiettivi prefissati, rispettando le tempistiche. L’avvento della pandemia nel marzo 2020 ha reso impossibile la corretta continuazione del programma: tutte le attività di Snehagram sono state riconvertite per far fronte al COVID che, esploso violentemente in India, ha colpito la maggior parte degli ospiti del centro, degli operatori e anche dei camilliani in loco.

Solo lo scorso autunno si sono potute riprendere tutte le attività previste dal progetto. Al termine noi di Salute e Sviluppo saremo fieri di presentarvi i 40 ragazzi del centro Snehagram, che grazie all’aiuto della CEI, ora possono sperare in una vita serena pienamente integrata nella loro società e comunità.