• Piazza della Maddalena 53 - 00186, Roma
  • Tel. +39.06 899 28 151-2-3-4
  • info@salutesviluppo.org

Tag Archives: progetto

COLTIVARE VALORE: I PRIMI TRAGUARDI

È passato un anno da quando abbiamo inaugurato il progetto “Coltivare Valore: buone pratiche e metodi innovativi per una produzione agro-zootecnica inclusiva e sostenibile” con il finanziamento dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo (AICS) e la partecipazione di vari partners. Durante questi mesi abbiamo perseguito i risultati che ci siamo prefissati cercando di migliorare le capacità gestionali e tecniche, di produzione, lavorazione e trasformazione dei prodotti dell’azienda agricola e zootecnica di Bagré gestita dalla ONG burkinabé SAPHE.

Siamo in Burkina Faso, un paese in cui la maggior parte della popolazione vive in uno stato di profonda povertà e che risente di una forte instabilità dovuta ai tanti cambi di governo e al terrorismo sempre più dilagante. Proprio per questo è fondamentale intervenire per lo sviluppo consapevole di tutte le attività produttive che possono portare ad un beneficio reale della popolazione, sostenendola nella lotta alla malnutrizione e all’indigenza.

In questo primo anno di progetto abbiamo dovuto far fronte allo stato di insicurezza del paese che ha reso difficile l’implementazione di alcune attività: i gruppi terroristici presenti nel paese si sono insediati nelle zone limitrofe a Bagré, impedendo per i primi sei mesi un intervento diretto e un monitoraggio delle attività da parte del personale esperto espatriato. A fronte di questo, abbiamo dovuto operare in modalità remota per raggiungere i primi traguardi prefissati: è stata redatta una contabilità informatizzata per consentire a tutti gli attori del progetto di avere contezza delle spese e dei ricavi dell’azienda; è stata avviata la formazione di quattro figure professionali ritenute fondamentali per migliorare la gestione dell’azienda agro-zootecnica ed è stata promossa la comunicazione dell’iniziativa agli enti di settore e alle istituzioni per inserire l’azienda in un network comunitario. Questo impegno ha spinto il Ministro dell’Agricoltura Burkinabé a voler conoscere la realtà produttiva facendo visita personalmente ai campi agricoli.

È stato effettuato l’allaccio agli impianti fotovoltaici per alimentare i macchinari della stalla e del caseificio con energia green gratuita, mentre sono state ultimate le pratiche per avviare la costruzione di un fienile, di un deposito mangimi, di pozzi, alloggi e sili orizzontali.

Inoltre, sono stati suddivisi i campi destinati a colture specifiche, tutti delimitati da siepi di erbe spontanee autoctone africane, che avranno il fondamentale scopo di preservare la biodiversità, obiettivo che risulta fondamentale anche per il governo burkinabé che nell’ultimo periodo ha deciso di attuare politiche ferree in campo agricolo. Durante quest’ultimo anno è stato coltivato ciò che era stato previsto nelle primissime fasi del progetto: riso, mais bianco, mais giallo, sesamo e banane, ma il raccolto è stato ridotto a causa del difficile reperimento di fertilizzanti.

 

Purtroppo, nell’ultimo anno, a causa della situazione geo politica mondiale, la produzione e il commercio di fertilizzanti si sono drasticamente ridotti. Ciò comporta – per tutti quei paesi che risentono di un suolo povero di minerali – la sempre maggiore difficoltà a far fruttare adeguatamente i terreni. Per far fronte a questa situazione, all’interno dell’azienda si è iniziata la produzione di concimi biologici come il Bokeshi e il Biochor utilizzando gli scarti agricoli o animali.

Oltre ai terreni agricoli, nell’azienda di Bagré sono infatti presenti anche 70 mucche che, rispetto alla propria razza e alla propria peculiarità, riescono ad offrire una produzione sufficiente di latte per procedere al confezionamento di derivati come yogurt e formaggi, anch’essi fondamentali per fornire alla popolazione locale una scelta variegata di alimenti.

 

Di tutta la produzione (agricola e casearia) di quest’ultimo anno l’80% è stato venduto, mentre il restante 20% è stato distribuito gratuitamente ai centri socio – sanitari della delegazione Camilliana Burkinabé e presso le scuole di Bagré e Tenkodogo.

Per rendere il progetto duraturo e radicato al territorio, alle attività sui campi è stata affiancata anche la formazione del personale operante nell’azienda: in particolar modo sono stati avviati corsi per 25 giovani coltivatori locali, 10 permanenti nell’azienda e 15 stagionali, focalizzati su insegnamenti teorici e pratici sulle tecniche di coltivazione, ciclo delle piante, biodiversità e tanti altri temi relativi alla propria occupazione. Anche le due donne che si occupano dei prodotti caseari e i tre allevatori che supervisionano la stalla hanno potuto frequentare giornate di formazione.

Uno dei risultati progettuali è rappresentato dall’aumento dell’empowerment femminile nella Comunità di Bagré. A tale fine, l’OSC partner AES-CCC ha avviato una serie di azioni che hanno visto le donne della comunità di Bagré al centro di diverse iniziative: è stato creato un data-base di tutte le cooperative femminili operanti sul territorio, e tra queste sono state scelte le donne che hanno potuto partecipare a giornate di formazione per rafforzare le proprie competenze, mentre altre sono state individuate per elaborare il piano di sicurezza nutrizione per il comune di Bagré, che è stato già redatto e approvato. 18 consiglieri comunali e 15 associazioni femminili (circa 450 donne) sono state coinvolte sulle politiche di sicurezza nutrizionale e ruolo della donna nel settore, di cui 30 donne sono state formate sulla legge OHADA, vita associativa e gestione delle OP e sul piano nutrizionale nazionale. Altri 3 gruppi di donne sono stati selezionati e costituiti in cooperative per la trasformazione del riso e 27 donne hanno ricevuto formazione sul miglioramento delle tecniche di cottura a vapore e sull’uso delle attrezzature, con il coinvolgimento di un consulente specializzato dell’Unione Nazionale delle Società Cooperative dell’etuvage del riso del Burkina Faso (UNERIZ).

 

In questo primo anno, nonostante le tante difficoltà, abbiamo raggiunto buona parte dei traguardi che ci eravamo prefissati. Il nostro intento nei prossimi mesi è quello di continuare a lavorare per rendere l’azienda agricola di Bagré pienamente produttiva, dando la possibilità alla popolazione locale di accedere ad una selezione variegata di alimenti, necessari per il benessere e la salute di ogni individuo.

Continueremo a tenervi aggiornati su tutti i passi in avanti che faremo!

 

Questo articolo è stato realizzato nell’ambito del progetto Coltivare Valore: buone pratiche e metodi innovativi per una produzione agro-zootecnica inclusiva e sostenibile AID 012590/08/4 finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. I contenuti di questa pubblicazione sono di esclusiva responsabilità dell’autore e non rappresentano necessariamente il punto di vista dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. L’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo non è responsabile per le informazioni considerate errate, incomplete, inadeguate, diffamatorie o in qualche modo reprensibili.

HUANCAVELICA: MEDICINALI E BENI DI PRIMA NECESSITA’ PER I PIU’ BISOGNOSI DELLA TERZA ETA’

È da poco terminato il progetto che ci ha visto in prima linea nel sostegno degli anziani della comunità di Acomba nella regione di Huancavelica in Perù. In sinergia con l’Asociación Corazones & Manos Solidarias San Francisco abbiamo deciso di inaugurare lo scorso anno “Poliambulatorio equipaggiato per Huancavelica – a favore dei meno abbienti della terza età”, consistente nell’acquisto di medicinali, integratori, supplementi nutrizionali e articoli di igiene per l’ambulatorio.

La regione di Huancavelica è una delle più povere dell’intero Perù, e sono soprattutto gli anziani a soffrirne: nella maggior parte dei casi i figli sono emigrati nelle grandi città in cerca di lavoro, lasciando i genitori e i nonni da soli. L’Asociación Corazones & Manos Solidarias ci ha chiesto aiuto per attrezzare il poliambulatorio che ad un prezzo simbolico – necessario a rendere il progetto continuativo nel tempo – fornirà il necessario ai 120 membri della comunità.

Siamo felici di aver avuto la possibilità di inaugurare e portare a termine questo progetto che andrà a migliorare le condizioni di vita dei più fragili, fornendo loro non solo un aiuto concreto in termini di beni di prima necessità, ma anche un sostegno morale che li aiuti a non sentirsi più così soli.

PIÙ CIBO E SALUTE AL MACO DI OUGADOUGOU

È passato ormai un anno da quando vi abbiamo annunciato l’avvio del progetto “Projet d’humanisation de la Maison d’Arret et de Correction de Ouagadougou (MACO)”, il carcere più grande della capitale del Burkina Faso. Abbiamo deciso di inaugurare l’attività a seguito delle segnalazione dei padri camilliani della cappellania dell’istituto carcerario, che ci hanno notificato l’urgenza di intervenire per rendere più umano il trattamento dei detenuti, costretti in una struttura precaria, in cui il sovraffollamento rappresenta solo il problema più evidente.

Ci è sembrato subito un progetto in cui era importante investire, considerando il carcere – non solo il posto in cui scontare la propria pena – ma anche e soprattutto un luogo in cui cominciare un percorso rieducativo che possa portare al reintegro nella società in maniera proficua. Fondamentale, quindi, che i detenuti non solo abbiano la possibilità di intraprendere questo cammino, ma che lo facciano godendo a pieno dei diritti umani inviolabili.

Ora, al termine del progetto, possiamo dire che è stato un successo: in questi mesi – grazie al finanziamento di Salute e Sviluppo – è stato possibile far vivere ai detenuti esperienze comunitarie e sociali importantissime, sono stati organizzati sia un pranzo natalizio, che un pranzo pasquale, sono stati confezionati più di 2300 sacchetti contenenti cibo e kit igienici, distribuiti poi ai detenuti che più di altri vivono una situazione di indigenza e infine sono stati acquistati farmaci e medicinali per l’Ospedale San Camillo, utili alla cura di coloro che soffrono di particolari patologie.

Migliorare le condizioni di vita di chi si trova in difficoltà è un nostro obiettivo primario in qualunque ambito e noi siamo davvero contenti che questo progetto abbia raggiunto i traguardi prefissati e che abbia dato la possibilità a tantissimi detenuti del MACO di affrontare in maniera positiva il proprio percorso all’interno della struttura carceraria.

 

LETTI OSPEDALIERI ALL’AVANGUARDIA PER LA CLINICA SAN CAMILO

Noi di Salute e Sviluppo da molti anni operiamo nei paesi in via di sviluppo, non solo in Africa e Asia, ma anche in America Latina: ultimamente ci sono pervenute numerose richieste di aiuto da parte di Associazioni che operano sul suolo peruviano, vi abbiamo parlato dei progetti relativi al farmaco salvavita per i bambini degli ospedali di Lima e anche del sostegno agli anziani in condizioni di difficoltà.

Dal primo ottobre abbiamo deciso di intervenire avviando una nuova attività che ci vedrà impegnati per quattro mesi in sinergia con l’Obra di San Camilo: “25 letti elettrificati e meccanizzati (ospedalieri) per la Clinica Obra San Camilo”.

Questo centro medico si trova a Lima, capitale del Perù, è stato istituito dai Religiosi Camilliani ed è un ente privato senza fini di lucro che si occupa di fornire servizi sanitari alla comunità non solo di Lima, ma anche dell’intera provincia. All’interno della clinica è possibile effettuare una moltitudine di esami diagnostici, volti alla prevenzione, alla cura e alla riabilitazione. Nel corso degli anni il centro ha avuto la possibilità di ampliarsi sempre più e attualmente dispone di ambulatori specifici per varie patologie, un laboratorio, un servizio di radiografia, mammografia, densitometria ossea, elettrocardiogramma, nonché di due sale operatorie, una sala parto e una nursery.

Ora si è resa assolutamente necessaria la sostituzione di 25 letti, ormai obsoleti, scomodi per i pazienti e poco funzionali per il personale sanitario. Noi di Salute e Sviluppo abbiamo accolto con gioia la possibilità di fornire un aiuto concreto alla clinica acquistando questi letti elettrificati e meccanizzati, che daranno la possibilità ai degenti di affrontare il proprio percorso di cure in maniera confortevole, al personale di poter lavorare in un ambiente moderno e alla Clinica di continuare a rappresentare un polo sanitario all’avanguardia.

Vi terremo aggiornati su tutti gli sviluppi!

AL MACO DI OUAGADOUGOU IN DIFESA DEI DIRITTI DI TUTTI

Il MACO (Maison d’Arret et de Correction de Ouagadougou) è il carcere più grande della capitale del Burkina Faso. Le condizioni della struttura sono alquanto precarie: il sovraffollamento rappresenta il problema più evidente, infatti non troppo tempo fa, si temeva addirittura un crollo della struttura a causa del numero eccessivo di detenuti.

Partendo da questo dato, non sorprende che le condizioni di vita e di salute al suo interno risultino ben al di sotto degli standard. I camilliani della cappellania dell’istituto carcerario si sono resi conto della necessità di intervenire al più presto per rendere più umano il trattamento, consentendo a questi detenuti di vivere l’esperienza del carcere come una rieducazione, nel pieno rispetto dei diritti umani inviolabili.

La situazione del Burkina Faso è difficoltosa sotto vari punti di vista: partendo dalla condizione di endemica povertà, arrivando al terrorismo che stringe il paese in una morsa da diversi anni. Garantire ai detenuti una vita dignitosa all’interno del carcere è fondamentale per evitare che nascano ulteriori rancori che possano poi sfociare in rabbia e violenza.

Nel tentativo di perseguire questo obiettivo, i camilliani della cappellania del carcere hanno proposto a Salute e Sviluppo di partecipare al Projet d’humanisation de la Maison d’Arret et de Correction de Ouagadougou (MACO)”. Il progetto consiste nel garantire ad oltre 1600 detenuti i pasti necessari al mantenimento di un corretto regime alimentare, fornire mensilmente kit igienici a circa 100 donne presenti nel carcere, distribuire il sapone necessario all’igiene di 1600 persone, elargire vestiti a circa 50 detenuti – i più indigenti – e comprare tutte le medicine necessarie per rifornire l’infermeria dell’istituto e per curare particolari patologie.

Noi di Salute e Sviluppo siamo felici di poter contribuire a questo progetto: per quanto coloro che si trovano in carcere hanno una pena da scontare, è corretto che ricevano un trattamento dignitoso, nel pieno rispetto dei diritti umani. Migliorare le condizioni di vita di chi si trova in difficoltà è un nostro obiettivo primario in qualunque ambito.

Sarà un anno intenso e le condizioni del paese sicuramente causeranno alcune difficoltà al corretto svolgimento di questo progetto, ma abbiamo fiducia che entro il termine prestabilito, gli obiettivi saranno portati al termine.

Vi terremo aggiornati su tutti gli sviluppi dell’attività!

IL FUTURO DI SNEHAGRAM

Verso il futuro dei giovani del centro Snehagram. Programma di transizione per una vita indipendente è il titolo della terza fase dell’iniziativa che vede Salute e Sviluppo impegnata in India per aiutare i bambini sieropositivi grazie al contributo della Chiesa Cattolica, che destina parte dell’otto per mille del gettito complessivo IRPEF per interventi caritativi a favore del Terzo Mondo.

L’HIV continua a rappresentare un problema grave per l’India tanto da spingere il governo, soprattutto negli ultimi anni, ad attuare una massiva campagna di istruzione e prevenzione. I risultati di questa politica sono stati notevoli: nella maggior parte del territorio la percentuale di nuove infezioni è scesa considerevolmente. Rimane ancora alto, però, il numero di bambini e giovani sieropositivi rimasti orfani a causa di questa stessa malattia e che rischiano una vita di povertà e segregazione: emarginati perché considerati infetti e soli senza parenti.

Sneha Charitable Trust (SCT) da molti anni si occupa di accogliere, curare e istruire gli orfani sieropositivi, mirando alla loro piena integrazione nella società. Salute e Sviluppo, aiutata dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI), coadiuva le attività del centro grazie ad un programma articolato in più fasi, ognuna delle quali riferita ad una specifica fascia d’età. Al momento è in corso il terzo progetto che, incentrato sui giovani dai 18 ai 24 anni, mira all’inserimento lavorativo e alla conquista dell’autonomia/semi-autonomia degli stessi.

Tutti i ragazzi accolti nel centro Snehagram vengono incentivati a scegliere le materie e le attività da seguire in base alle proprie inclinazioni. Ciò migliora l’apprendimento e consente la specializzazione in un settore preciso che può rappresentare per loro il futuro impiego e fonte di reddito. Alcuni hanno deciso di specializzarsi nell’agricoltura, altri nell’allevamento, altri ancora nell’informatica o nella meccanica. In base a questi campi di interesse, il centro si è attrezzato con tutto il necessario per aiutare i giovani a poter acquisire un’effettiva formazione pratica: sono stati creati dei campi, sono state costruite una serra e una fattoria, sono stati comprati semi, fertilizzati e attrezzature varie.

Oltre alla formazione professionale, una parte fondamentale del progetto è rappresentata dalla costruzione di alloggi che verranno assegnate ad ogni ragazzo in base all’ambito lavorativo scelto e alla condizione di salute. Coloro che negli anni si sono specializzati in aree come la meccanica o l’informatica hanno la necessità di essere vicini alla città, al contrario di chi, lavorando nei campi o nella fattoria, deve rimanere nelle loro immediate vicinanze.

Coloro che beneficiano di questo progetto sono sia i 40 ragazzi che, cresciuti al centro di accoglienza di Snehagram, sono diventati adulti e hanno la necessità di rendersi autonomi sia dal punto di vista sociale che economico; sia la comunità che avrà una forza lavoro giovane e specializzata da poter inserire in più settori professionali.

Lo stigma dell’HIV è ancora molto sentito in India e riuscire a integrare questi giovani nel tessuto sociale, grazie alle competenze tecniche acquisite, significa allontanarli dalla segregazione e dall’isolamento che una malattia come l’AIDS ha come dirette conseguenze in alcune parti del mondo.

Salute e Sviluppo ha dato il via a questo progetto di durata biennale nel 2018. Durante il primo anno sono stati raggiunti gli obiettivi prefissati, rispettando le tempistiche. L’avvento della pandemia nel marzo 2020 ha reso impossibile la corretta continuazione del programma: tutte le attività di Snehagram sono state riconvertite per far fronte al COVID che, esploso violentemente in India, ha colpito la maggior parte degli ospiti del centro, degli operatori e anche dei camilliani in loco.

Solo lo scorso autunno si sono potute riprendere tutte le attività previste dal progetto. Al termine noi di Salute e Sviluppo saremo fieri di presentarvi i 40 ragazzi del centro Snehagram, che grazie all’aiuto della CEI, ora possono sperare in una vita serena pienamente integrata nella loro società e comunità.

  • 1
  • 2