• Piazza della Maddalena 53 - 00186, Roma
  • Tel. +39.06 899 28 151-2-3-4
  • info@salutesviluppo.org

Tag Archives: #amore

SALUTE E NUTRIZIONE A BOSSEMPTÉLÉ

Salute e nutrizione per la popolazione vulnerabile della Sotto-Prefettura di Bossemptélé” è stato un progetto di cui più volte vi abbiamo parlato, raccontandovi tutti i traguardi che pian piano abbiamo raggiunto; adesso si è concluso e siamo contenti di aggiornarvi sui dati positivi che ha registrato. Il progetto, facente parte dell’“Iniziativa di emergenza a sostegno della popolazione vulnerabile in Repubblica Centrafricana”, è stato finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) ed è partito nel settembre del 2021.

Gli interventi si sono concentrati a Bossemptélé, città dove ha sede l’Ospedale Giovanni Paolo II – polo sanitario dell’intera regione – e nei 75 km circostanti. Ci troviamo in Repubblica Centrafricana, un paese endemicamente povero, in cui buona parte dei servizi basilari sono a panaggio di pochi, mentre la maggior parte della popolazione versa in condizioni di precarietà ed insicurezza, sia sanitaria che alimentare. Da alcuni anni – inoltre – gruppi di ribelli rendono ancora più instabile il paese, compiendo atti violenti e spaventando la popolazione, già fortemente provata.

Anche noi di Salute e Sviluppo – nel corso di questo progetto – abbiamo dovuto fare i conti con questa situazione che ha rallentato i lavori, rendendoli più difficili e pericolosi. Nonostante questo, siamo riusciti a raggiungere buona parte degli obiettivi che ci eravamo prefissati, tra cui la costruzione di un Pronto Soccorso per l’Ospedale Giovanni Paolo II. Prima del nostro intervento l’ospedale non aveva la possibilità di accogliere i pazienti più gravi in un locale adeguato, adesso il Pronto Soccorso è stato ultimato, sia nella realizzazione strutturale, che nell’allestimento. Durante quest’anno in cui procedevano i lavori di costruzione, l’Ospedale è stato comunque in grado di consultare più di 9 mila pazienti, di cui circa un terzo è stato ricoverato per ricevere le giuste cure.

Un’altra carenza che avevamo riscontrato in fase preliminare riguardava la capacità dell’Ospedale di garantire i pasti necessari ai degenti: la maggior parte di coloro che giungono nella struttura registrano un severo stato di malnutrizione e necessitano di ristabilire un corretto regime alimentare. Nel corso di questo progetto abbiamo costruito una cucina adiacente i locali ospedalieri, che può offrire tre pasti al giorno a tutti i degenti. Nonostante i lavori strutturali si siano appena conclusi, sin dall’inizio del progetto, è stata allestita una cucina provvisoria che è riuscita a garantire 3 pasti completi al giorno a più di 1600 pazienti.

Per accrescere la capacità dell’Ospedale Giovanni Paolo II di far fronte adeguatamente alla richiesta di cure della popolazione locale, abbiamo deciso di avviare un programma di formazione per il personale sanitario. Grazie a questa iniziativa sono stati formati 38 operatori specializzati in ostetricia, in oftalmologia, in tecniche di laboratorio e in manutenzione dell’equipaggiamento medico.

Per rendere capillare l’accesso alle cure anche nelle aree rurali limitrofe a Bossemptélé, abbiamo riabilitato, e in alcuni casi costruito da zero, i postes de santé situati in alcuni villaggi all’interno della sotto-prefettura. Prima del nostro arrivo queste strutture risultavano pericolanti, con severi problemi strutturali e senza alcun arredo, né macchinario utile al primo soccorso. Nel corso dell’anno abbiamo ristrutturato, arredato e fornito di materiali sanitari i poste de santé di Gbawi (40 km da Bossemptélé), Bodangui, (10 km), e Bombalou (45 km) e abbiamo costruito un nuovo poste de santé nel villaggio di Yangoro, posto a 15 km da Bossemptélé. Inoltre, abbiamo formato più di 30 operatori che garantiranno un servizio sanitario efficiente, presidiando questi postes de santé. A completamento di ognuna di queste strutture è stato anche ripristinato o costruito un pozzo che fornisce acqua potabile, non solo al poste de santé, ma anche all’intera popolazione del villaggio corrispondente. Grazie ad alcune rimanenze di budget, nel villaggio di Boyaram siamo riusciti a ripristinare un ulteriore pozzo. In totale sono più di 21 mila gli abitanti che possono accedere all’acqua potabile.

Oltre a questi villaggi ce ne sono molti altri che, non possedendo un poste de santé ed essendo lontani da Bossemptélé, restano scoperti a livello sanitario. Per risolvere questa problematica abbiamo attivato e potenziato il servizio di clinica mobile che – nel corso del progetto – ha potuto visitare più di 27 villaggi, fornendo un primo soccorso alla popolazione locale. La clinica mobile ha anche avviato degli incontri di sensibilizzazione incentrati su diversi topic sanitari, riuscendo a coinvolgere più di mille persone. Negli ultimi mesi il clima di instabilità del paese si è aggravato: gruppi di ribelli armati hanno preso di mira vaste aree, tra cui parte di quella in cui opera la clinica mobile, che è stata costretta in alcuni casi a scappare. A causa di questa situazione non è stato possibile visitare molti villaggi e procedere con tutte le attività previste in precedenza.

Nonostante queste difficoltà che hanno causato diversi rallentamenti, il progetto ha registrato risultati positivi: il 14% in più della popolazione locale ha avuto accesso ai servizi sanitari, il 25% in più ha avuto la possibilità di accedere all’acqua potabile, mentre la malnutrizione è scesa dal 40 al 38%. Le strutture che abbiamo costruito e le attività che abbiamo avviato continueranno a rappresentare un valido aiuto per i locali, che avranno finalmente la possibilità di accedere a servizi sanitari adeguati e di standard più elevato.

Questo articolo è stato realizzato nell’ambito del progetto Salute e nutrizione per la popolazione vulnerabile della Sotto-Prefettura di Bossemptélé AID 05/RCA/12049/2021 finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. I contenuti di questa pubblicazione sono di esclusiva responsabilità dell’autore e non rappresentano necessariamente il punto di vista dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. L’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo non è responsabile per le informazioni considerate errate, incomplete, inadeguate, diffamatorie o in qualche modo reprensibili.

A NATALE FAI FIORIRE LA SOLIDARIETÀ

Il Natale di Salute e Sviluppo quest’anno si arricchisce di profumo e di colore, non abbiamo pensato alla classica Stella di Natale, ma alla calendula, i cui semi sono contenuti alla sommità della nostra matita.
La calendula è un fiore coloratissimo e molto particolare: fin dall’antichità è stato usato per lenire le ferite grazie alle sue proprietà anti infiammatorie e cicatrizzanti. Il nome calendula deriva dal fatto che questo fiore si apre al mattino per poi richiudersi al tramonto, uno scandire del tempo preciso che ogni giorno si ripropone, senza temere le avversità.
Abbiamo scelto questo fiore per simboleggiare il nostro lavoro: Salute e Sviluppo nasce dal desiderio di migliorare le condizioni di vita delle popolazioni più in difficoltà dei paesi in via di sviluppo, con progetti di natura sanitaria, formativa ed alimentare. Tutte le nostre attività sono radicate al territorio e pensate per garantire un reale beneficio. Come la calendula, le nostre azioni sono durature e continuano ad avere effetti positivi nel lungo periodo.
Scegli la matita di Salute e Sviluppo per uno speciale regalo natalizio, donala ai tuoi cari e aiutaci a portare avanti i nostri progetti, ad aiutare coloro che sono in difficoltà. Usa la nostra mail o i nostri canali social, scrivici e scopri di più su come ottenere una bellissima matita da cui un giorno nascerà un fiore.
Grazie alla matita di Salute e Sviluppo contribuirai anche tu a far fiorire la solidarietà!

UNA SCUOLA E TANTI INFERMIERI

Da poco è terminata la missione che ha visto la nostra Direttrice progetti, Mariella, e p. Felice de Miranda, Presidente di Salute e Sviluppo, impegnati in Repubblica Centrafricana per il consueto monitoraggio dei progetti in corso nel paese.

La zona in cui al momento stiamo operando fa parte della sottoprefettura di Bossemptélé, una zona particolarmente povera e carente di infrastrutture. L’unico polo sanitario presente nella zona è l’Ospedale Giovanni Paolo II che, come più volte abbiamo ricordato, è stato fondamentale per la popolazione soprattutto nei periodi più aspri della guerra civile combattuta nel paese.
Il primo gennaio del 2021 è iniziato il Progetto di realizzazione di una scuola infermieri: percorsi di formazione professionale per il miglioramento delle condizioni sanitarie in Repubblica Centro Africana, finanziato dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI).

L’obiettivo di questo progetto è quello di ultimare, entro il 2023, una scuola infermieri con lo scopo di formare personale specializzato che possa implementare i servizi erogati nell’Ospedale. Oltre alla costruzione della scuola, è prevista anche la realizzazione di una recinzione e di un pozzo. In un secondo momento arredi, computer ed altro materiale verrà acquistato per far fronte alle necessità degli studenti che intraprenderanno questo percorso di studi certificato e riconosciuto a livello nazionale, che si avvarrà della sinergia con l’Ospedale Giovanni Paolo II anche per i tirocini sul campo.

Se all’inizio dell’anno vi abbiamo mostrato le foto della costruzione del pozzo e l’inizio della recinzione, adesso possiamo annunciarvi che i lavori di costruzione dell’edificio stanno procedendo a buon ritmo, mentre i lavori per il pozzo e la recinzione sono stati terminati. Grazie a quest’ultima missione è stato possibile oltre che accertarsi dei passi in avanti, anche aiutare i referenti locali alla progettazione più ottimale della struttura che si prevede agibile fra pochi mesi.

Ci rende particolarmente contenti che dall’inizio del progetto ad oggi il riscontro della popolazione verso la nostra iniziativa, sia stato più che favorevole: se il primo anno gli studenti iscritti sono stati 11, quest’anno saranno selezionati 25 allievi su 30 candidati che hanno fatto domanda sottoponendosi al test di ammissione alla scuola. Tutti i docenti sono professori universitari provenienti da Bangui, che impartiscono alle classi un insegnamento di alto livello, al termine del quale viene rilasciato un diploma – previa valutazione positiva della commissione di esame – che vale nell’intero paese.

Inoltre, il prossimo anno scolastico parteciperanno alle lezioni anche gli operatori sanitari dei postés de santé dei villaggi della zona, poiché il governo centrafricano ha stabilito che tutto il personale sanitario pubblico debba necessariamente incrementare il livello di competenze. Le autorità governative hanno individuato nella nostra scuola infermieri il giusto luogo per la loro formazione teorica e pratica e si faranno carico del loro percorso di preparazione.

Oltre che aumentare il personale e gli standard ospedalieri, il progetto si pone come altro obiettivo quello di aumentare l’inclusione sociale e aiutare tanti giovani ad inserirsi in maniera costruttiva all’interno della società.

Da inizio anno ad oggi i passi in avanti sono notevoli, manca poco affinché la struttura sia completata. Questi risultati ci rendono ancora più orgogliosi, considerando la situazione della Repubblica Centrafricana che, ancora oggi, soffre una situazione di fortissima instabilità che mina alle basi la possibilità di migliorare e crescere. Speriamo di potervi dare tanti altri lieti aggiornamenti sulle nostre attività!

PIETRA DOPO PIETRA SI COSTRUISCE IL FUTURO DI GARANGO

Al termine di ogni nostro articolo vi promettiamo di aggiornarvi sui progressi delle nostre attività, noi ci teniamo a rispettare la parola data e siamo davvero felici di poter dare belle notizie. Oggi, infatti, vi parleremo del progetto, presentatovi qualche mese fa, di Realizzazione di una scuola materna nella città di Garango in Burkina Faso: finanziato dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI) e iniziato il primo febbraio scorso.

Il Burkina Faso è una delle zone più povere del mondo e in particolare la regione in cui si trova Garango registra molte carenze, sia dal punto di vista sanitario che scolastico. Parliamo di un territorio in cui spesso le scuole sono lontane e difficilmente raggiungibili, in cui la cultura tradizionale ha ancora un ruolo centrale nella vita famigliare e in cui non sempre le famiglie vogliono mandare i figli a scuola.

L’istruzione pre-scolare risulta essere quasi completamente inesistente: i bambini dai 3 ai 5 anni non hanno strutture che garantiscano una formazione adeguata e che rappresentino un trampolino di lancio per il loro percorso scolastico successivo.

Salute e Sviluppo vuole rispondere a questo bisogno dando la possibilità a circa 100 bambini di vivere la scuola, la socialità e l’istruzione. Se questo è l’obiettivo primario, l’obiettivo secondario è quello di riuscire a modificare la mentalità diffusa, soprattutto tra le generazioni più adulte, ancora scettica sulla necessità di far studiare i propri figli. Grazie ad un programma di sensibilizzazione si mira a costruire una collettività molto più consapevole e attenta.

Il progetto, come vi avevamo anticipato, consiste nella costruzione della struttura scolastica che ospiterà i piccoli: tre aule didattiche, una mensa e un’aula riposo, in aggiunta ai servizi e alle stanze dell’amministrazione. Successivamente si provvederà al materiale scolastico, alla formazione delle operatrici che si occuperanno dei bambini e alla costituzione delle tre classi suddivise per età.

Dovremmo attendere febbraio 2023 per vedere il progetto completato e le prime classi poter iniziare il loro percorso, ma già adesso i progressi che sono stati fatti sono notevoli: possiamo vedere dalle foto come la struttura dell’edificio scolastico sia stata quasi del tutto completata esternamente, il muro di recinzione già terminato e gli altri ambienti in costruzione.

Il progetto è assolutamente sostenibile e mira a durare a lungo, rimanendo radicato al territorio, grazie al coinvolgimento in prima persona di tutti i locali: partendo dalla comunità camilliana in loco, arrivando alle operatrici e al personale scolastico, tutto costituito da persone appartenenti al territorio della diocesi di Tenkodogo.

Speriamo che entro il termine tutto possa procedere come previsto e che il prossimo febbraio la scuola sia effettivamente operativa e pronta ad accogliere nel migliore dei modi i bambini dai 3 ai 5 anni. Siamo fieri di tutte queste pietre che, una sull’altra, stanno contribuendo alla costruzione del luogo dell’infanzia di tanti bambini burkinabé.

UCRAINA: INSIEME PER SUPERARE L’EMERGENZA

Sono passati quattro mesi da quando le truppe russe hanno oltrepassato il confine ucraino e di fatto è scoppiata la guerra. Ogni giorno le notizie di stragi, tragedie e orrori si sono susseguite ad un ritmo vertiginoso.

Noi di Salute e Sviluppo insieme alle associazioni CADIS, FONDAZIONE PROSA, MISSIONE CALCUTTA ONLUS, MADIAN ORIZZONTI e CESMET ci siamo subito mobilitati per fornire aiuto e supporto alla popolazione ucraina in fuga e ai loro vicini polacchi nella gestione dei milioni di rifugiati.

Grazie alle vostre donazioni abbiamo potuto inviare prontamente i fondi utili alla prima emergenza, avviando il progetto INSIEME PER L’UCRAINA: ASSISTENZA ALLE MAMME ED AI BAMBINI IN FUGA DALLA GUERRA.

I camilliani locali, sin dalle prime fasi del conflitto, si sono prodigati a fornire quanto più aiuto possibile ai rifugiati provenienti dall’Ucraina. Incaricati dal governo polacco di gestire la prima accoglienza, hanno installato infopoint nella stazione centrale di Varsavia in cui arrivano i treni e nella stazione ovest di Varsavia dedicata agli autobus. Al momento sono circa 7 milioni coloro che sono fuggiti dalla guerra oltrepassando il confine, la maggior parte di loro è composta da mamme con bimbi piccoli e anziani. In molti si sono fermati nei grandi centri urbani che, però, non hanno spazio a sufficienza per ospitarli adeguatamente tutti.

A Lomianki Burakow, a circa 15 chilometri a nord dal centro di Varsavia, i camilliani hanno messo a disposizione la loro residenza religiosa per l’accoglienza di circa 30 rifugiati, fornendo loro cure mediche, psicologiche e supporto legale. Mentre ad Ursus, a circa 13 chilometri ad ovest, una struttura adibita al rifugio dei senzatetto è stata attrezzata per l’accoglienza dei rifugiati, al momento 19.

In entrambi i centri le attività sono tante, pensate soprattutto per i più piccoli: merende per il giorno della festa della mamma, concerti e spettacoli circensi per la giornata del bambino. Nella struttura di Lomianki si prevede anche l’istituzione di un asilo e il recupero delle aree verdi che circondano la struttura.

Il progetto che Salute e Sviluppo, insieme a tutte le altre associazioni, ha deciso di portare avanti è della durata di tre anni e prevede il sostentamento di tutti i rifugiati già presenti nelle due strutture e la ristrutturazione del piano superiore della residenza di Lomianki – al momento inagibile – che al suo interno avrebbe altre 9 stanze con la possibilità di ospitare altre 20 persone.

Con le vostre donazioni a favore dell’emergenza Ucraina continueremo a supportare i tanti rifugiati, che con l’aiuto dei camilliani polacchi, cercano ogni giorno di ricomporre i pezzi di una normalità ormai scomparsa.

Dona anche tu, in questo momento buio sii tu ad accendere una luce.

Clicca qui https://www.salutesviluppo.org/dona-ora/ scegli la modalità di donazione e inserisci nella causale AIUTO UCRAINA.

 

Si ringraziano MISSIONE CALCUTTA ONLUS E CADIS per le immagini utilizzate.

IL FUTURO DI SNEHAGRAM

Verso il futuro dei giovani del centro Snehagram. Programma di transizione per una vita indipendente è il titolo della terza fase dell’iniziativa che vede Salute e Sviluppo impegnata in India per aiutare i bambini sieropositivi grazie al contributo della Chiesa Cattolica, che destina parte dell’otto per mille del gettito complessivo IRPEF per interventi caritativi a favore del Terzo Mondo.

L’HIV continua a rappresentare un problema grave per l’India tanto da spingere il governo, soprattutto negli ultimi anni, ad attuare una massiva campagna di istruzione e prevenzione. I risultati di questa politica sono stati notevoli: nella maggior parte del territorio la percentuale di nuove infezioni è scesa considerevolmente. Rimane ancora alto, però, il numero di bambini e giovani sieropositivi rimasti orfani a causa di questa stessa malattia e che rischiano una vita di povertà e segregazione: emarginati perché considerati infetti e soli senza parenti.

Sneha Charitable Trust (SCT) da molti anni si occupa di accogliere, curare e istruire gli orfani sieropositivi, mirando alla loro piena integrazione nella società. Salute e Sviluppo, aiutata dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI), coadiuva le attività del centro grazie ad un programma articolato in più fasi, ognuna delle quali riferita ad una specifica fascia d’età. Al momento è in corso il terzo progetto che, incentrato sui giovani dai 18 ai 24 anni, mira all’inserimento lavorativo e alla conquista dell’autonomia/semi-autonomia degli stessi.

Tutti i ragazzi accolti nel centro Snehagram vengono incentivati a scegliere le materie e le attività da seguire in base alle proprie inclinazioni. Ciò migliora l’apprendimento e consente la specializzazione in un settore preciso che può rappresentare per loro il futuro impiego e fonte di reddito. Alcuni hanno deciso di specializzarsi nell’agricoltura, altri nell’allevamento, altri ancora nell’informatica o nella meccanica. In base a questi campi di interesse, il centro si è attrezzato con tutto il necessario per aiutare i giovani a poter acquisire un’effettiva formazione pratica: sono stati creati dei campi, sono state costruite una serra e una fattoria, sono stati comprati semi, fertilizzati e attrezzature varie.

Oltre alla formazione professionale, una parte fondamentale del progetto è rappresentata dalla costruzione di alloggi che verranno assegnate ad ogni ragazzo in base all’ambito lavorativo scelto e alla condizione di salute. Coloro che negli anni si sono specializzati in aree come la meccanica o l’informatica hanno la necessità di essere vicini alla città, al contrario di chi, lavorando nei campi o nella fattoria, deve rimanere nelle loro immediate vicinanze.

Coloro che beneficiano di questo progetto sono sia i 40 ragazzi che, cresciuti al centro di accoglienza di Snehagram, sono diventati adulti e hanno la necessità di rendersi autonomi sia dal punto di vista sociale che economico; sia la comunità che avrà una forza lavoro giovane e specializzata da poter inserire in più settori professionali.

Lo stigma dell’HIV è ancora molto sentito in India e riuscire a integrare questi giovani nel tessuto sociale, grazie alle competenze tecniche acquisite, significa allontanarli dalla segregazione e dall’isolamento che una malattia come l’AIDS ha come dirette conseguenze in alcune parti del mondo.

Salute e Sviluppo ha dato il via a questo progetto di durata biennale nel 2018. Durante il primo anno sono stati raggiunti gli obiettivi prefissati, rispettando le tempistiche. L’avvento della pandemia nel marzo 2020 ha reso impossibile la corretta continuazione del programma: tutte le attività di Snehagram sono state riconvertite per far fronte al COVID che, esploso violentemente in India, ha colpito la maggior parte degli ospiti del centro, degli operatori e anche dei camilliani in loco.

Solo lo scorso autunno si sono potute riprendere tutte le attività previste dal progetto. Al termine noi di Salute e Sviluppo saremo fieri di presentarvi i 40 ragazzi del centro Snehagram, che grazie all’aiuto della CEI, ora possono sperare in una vita serena pienamente integrata nella loro società e comunità.